A Isfahan c’è un bellissimo palazzo chiamato Chehel Sotoun (ma detto anche Palazzo delle Quaranta Colonne). Si tratta di un padiglione persiano posto nel mezzo di un bellissimo parco e in fondo a una lunga piscina. Il palazzo fu voluto e costruito dallo Scià Shah Abbas II e fu utilizzato per il suo divertimento e i ricevimenti. In questo palazzo, Shah Abbas II e i suoi successori avrebbero ricevuto dignitari e ambasciatori, sia sulla terrazza sia in uno dei saloni signorili.
Il nome deriva da una leggenda: lo Scià Shah Abbas II avrebbe chiesto al suo architetto una costruzione monumentale, con almeno 40 colonne, tale da stupire i dignitari in visita. Ma i finanziamenti non erano sufficienti e alla fine dei lavori (la datazione dovrebbe essere intorno al 1647) le colonne erano solo 20 e lo Scià avrebbe voluto mozzare la testa del povero architetto. Ma con una mossa d’ingegno quest’ultimo affermò che le colonne erano veramente 40: 20 belle e leggere in legno che sorreggevano il padiglione d’ingresso del palazzo e altre venti che si vedevano riflesse nella bella fontana. Inutile dire che lo Scià risparmiò la vita al furbo architetto.
Il padiglione è costruito secondo lo stile talar (il portico colonnato) di epoca achemenide. È semplice e lineare. Ma appena si accede all’interno, al Grande Salone o Sala del Trono, si rimane abbagliati dagli affreschi e dai dipinti che riempiono completamente lo spazio. È interessante notare che durante l’invasione afghana nel XVIII secolo gli affreschi furono ricoperti di calce come segno di disapprovazione per lo sfarzo della corte, e questo paradossalmente ne ha garantito l’ottimo stato di conservazione.
La parte superiore della grande sala è decorata con affreschi di soggetto storico di grandi dimensioni e raffigurano la vita di corte in epoca Safavide nonché alcune grandi battaglie. I due affreschi centrali sono del periodo Qagiaro, mentre gli altri quattro sono originali.
Vediamo gli affreschi in dettaglio
Sopra la porta di ingresso
Nella parete di fronte all’ingresso
Ci sono anche raffigurazioni meno storiche ma più estetiche, sviluppate in stile tradizionale, miniature che celebrano la gioia della vita e dell’amore. Purtroppo molti dei pannelli di ceramica sono stati trafugati ed ora sono in possesso di importanti musei in Occidente.
Ci sono poi sale private dello Scià che non sempre sono aperte al pubblico, perché non in grado di accogliere molto pubblico, ma con affreschi stupendi.
Il palazzo Chehel Sotoun è uno dei 17 siti Unesco iraniani patrimonio dell’umanità.
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